Il primo errore

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view post Posted on 3/4/2009, 17:29
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Dlamses:
Tre giorni prima di essere inviato al monte Olimpo.
Passeggi per le strade della tua città natale in cui ti sei recato per nostalgia. Nei vicoli un vecchio sta malmenando quattro ragazzi robusti e armati senza alcuna difficoltà, lo guardi stupito di quanta forza possegga quell'uomo fino a quando egli non si accorge di te.

Saltando in modo innaturale si porta sul tetto di una piccola abitazione, preso da curiosità lo segui. Ben presto, però, ti accorgi che l'inseguimento è assai vano: il vecchio è più veloce e soprattutto sembra non stancarsi.
L'uomo voltandosi ti deride ma soprattutto pronuncia una frase che ti rimane impressa.

« Ah, questi giovani cavalieri! Forse avrei fatto meglio a rimanere al servizio degli Dei ancora un po. La mia armatura nelle tue mani è quasi uno spreco! Io stesso sono sprecato come guardia di questa piccola città! Tu dovresti esserci al mio posto, così come io ancora al tuo! »

Poi svanisce simile al fulmine che toccata terra si dilegua nel nulla con fragore. Tornando alla tua attuale dimora vieni convocato da un celebrante del tuo Dio che ti mette al corrente dei desideri degli Dei.

« Il vecchio che oggi ti ha deriso desidera nuovamente la sua armatura. Il dio ha detto che valuterà la sua richiesta ma che prima di farlo sarai inviato sul monte Olimpo dove seguirai l'addestramento che solo Odisseo può darti! »



Gorzoth:
Dopo parecchi anni passati ad allenarti in grecia la convocazione da Eros si rivela essere una piccola trappola a cui riesci a sfuggire: due uomini armati di lancia non bastano ad ucciderti e fanno infatti una brutta fine. Morrigan in persona è presente nel momento in cui vieni attaccato poichè ella ti segue con più attenzione di quanta tu non immagini. Con una lettera ti informa che il tuo destino non è in grecia ma nelle sue foreste. Per conquistarti il potere che ti permetterà di divenire suo cavaliere, però, dovrai raggiungere un certo cavaliere di Asgard dinanzi al monte Olimpo e superare con lui la prova dell'addestramento angelico di Odisseo.




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†~Dlamses~†
view post Posted on 5/4/2009, 11:57




Numengard, un'antica città posta ad ovest delle terre di Asgard. Luogo dove Heero Ruin era stato creato dalle cure della stirpe reale.
Il luogo dove ero vissuto per alcuni anni prima di intraprendere la via che mi aveva condotto a diventare cavaliere. La via che mi aveva aiutato a raggiungere quel traguardo garantito a pochi.
Un luogo di pace e malinconia, una città ormai quasi alla fine della sua vita, protetta dalle guardie reali e da me, un cavaliere unico nel suo genere nel nord.
Signore del caldo soffio e del gelido tocco.
Erano anni che non ritornava in quel luogo cosi famigliare, il posto dove Heero Ruin si era creato un'identità e quindi reso tale città il suo posto natae.
Da quando era divenuto cavaliere aveva sempre vissuto in pieno pellegrinaggio per scoprire le sue origini e tenendosi in contatto solo col celebrante di Odino appartente alla casata reale di Asgard.
E poi un giorno, aveva scoperto chi era. Un re esiliato, unico supertite di una grande e valorosa stirpe di creature in parte umane e in parte animali.
Un re che aveva sfidato la collera divina per la salvezza del suo popolo, ma che poi era stato tradito da quegli stessi Déi e che in seguito aveva ricevuto da loro il marchio che gli aveva privato la mente della memoria, dei ricordi della sua famiglia, della sua isola natale dove oggi dovrebbe regnare e della sua amata sposa, umana purosangue come colei che aveva generato il re esiliato: Dlamses il Senza Memoria.
Ma adesso la sua mente era immersa nella città dove era "nato" il cavaliere devoto ad Odino.
Una città in rovina e decadenza, ancora legata alle vecchie tradizioni. Alle case di pura pietra gelida e neve, con i tetti di legno scuro ricoperti da sottili strati di paglia congelata. Le strade tortuose e poco elaborate che impedivano l'avanzamento di carri quando serviva poiché solo nelle vie più ricche vi erano strade di marmo perfettamente piatte e costruite.
Alcuni cancelli di rame e d'oro separavano il quartiere borghese da quello dei nobili, anche se ormai non vi era più distinzione tra ricchi e borghesi, eccetto quando i reali decidevano di presentarsi in città per qualche giorno o qualche mese.
Ma ormai non vi era più distinzione di classe ormai, fin da quando nobili guerrieri di Asgard, di classe differente, erano stati prescelti per lottare fianco a fianco. Quelle scelte avevano avvicinato le classi sociali fino a fonderle in un unico popolo unito e pieno d'amore verso i conpatrioti.
Avevo appena varcato un angolo che portava ai quartieri più ricchi quando ad uno dei cancelli d'oro appena socchiusi e tenuti saldi da una catena di ghiaccio, quattro delle guardie più stimate e forti della città giacevano in ginocchio quasi privi di sensi e forze fisiche ai piedi del cancello e dinanzi ad un uomo.
Era anziano, forse un vecchio sugli ottant'anni o poco meno. I capelli e la barba erano lunghi fino a sfiorare la base della schiena, brillavano di una fiamma scarlatta, ma sbiadita dal tempo e tendente all'argento dei ghiacci eterni. I suoi occhi erano color ametista e parevano due sfere di ghiaccio sciolte dal calore delle fiamme.
Vi era qualcosa di famigliare nella quale mi riconoscevo, ma non sapevo cosa fosse. Il vecchio indossava in oltre gli stessi abiti che solo pochi nobili potevano indossare. Abiti simili ai miei ed ai principi di Asgard che meritavano il rango di cavaliere del nord.

Chi è costui nella quale la mia immagine vi riflette come in uno specchio nel tempo? Quale meraviglia avvolge la sua natura da anziano. Che nonostante la sua veneranda età si erge maestoso e potente come un principe fiero del passato ancora nel fiore degli anni?

Stavo ancora rimuginando nei miei pensieri quando avvertì nell'aria movimenti rapidi e furiosi. Solo allora mi riscossi e tornai alla realtà.
Le guardie si erano nuovamente alzate e con le armi in pugno vi erano scagliate contro l'anziano. Che spreco di energia perdere tempo a malmenare un povero signore. Ma poi perché? Perché lo fanno se tale anziana figura non è altri che un vecchietto indifeso?
Non potevo rispondermi a ciò poiché i miei pensieri vennero stravolti nuovamente, stavolta dallo stupore e dall'incredulità. L'anziano signore si era mosso con grande rapidità che quasi avevo percepito. Con un pugno aveva atterrato la prima guardia e con un calcio volante una seconda guardia.
I due uomini giacevano a terra completamente privi di sensi, il secondo aveva perfino il collo in una strana angolatura, ma il respiro fece capire che era solamente paralizzato.
L'anziano non perse tempo e da terra afferrò una delle spade delle guardie, con un fendente prese ad assalire le due guardie rimaste. Vi era qualcosa di innaturale. Non solo combatteva come un guerriero ancora fresco della sua forza e vigore, ma possedeva una maestria mai vista dai miei occhi.
E poi una scossa nell'aria, per un istante la lama impugnata dall'uomo anziano venne ad illuminarsi di una strana luce a me famigliare. La stessa luce che i cavalieri usavano per usare il loro potere.

Il cosmo?!?

Non ebbi tempo a rispondermi che le lame delle guardie giacevano a terra completamente spezzate e malmesse. Una delle guerdie provò ad attaccarlo con un pugno ma venne scaraventato da una mossa rapida dell'anziano contro il cancello. Sbatté la schiena e perse i sensi.
L'ultimo baluardo del cancello provò ad aggredire alle spalle l'uomo. Ma meraviglia! Costui con un balzo atterrò dietro la guardia e con un semplice taglio della mano colpì la nuca dell'uomo facendolo cadere a terra stramortito.


Fermatevi! Quale furia vuole che quattro valorose guardie di Odino vengano maltrattate in questo modo? Chi siete?

Era stato il mio dovere di cavaliere a farmi avanzare e parlare.
Ma il vecchio parve non ascoltarmi. Stavo per riformulare la domanda quando costui si voltò verso di me con un ghigno malefico che sfigurava il suo volto segnato da cicatrici e rughe profonde.
Doveva essere davvero anziano ed in gioventù era stato sicuramente un guerriero conoscente del cosmo. Un cavaliere dello zodiaco stesso forse.
Ma prima che potessi ricevere risposta o chiedere nuovamente chi fosse, costui con un balzo rapido ed innaturale per un comune mortale, balzò su un tetto di un'abitazione vicina.
Non avevo intenzione di farmi fregare una persona del suo stile, e se fosse stato un assassino o un ladro inviato a danneggiare la fama di Asgard e delle sue guardie? Era mio dovere di cavaliere quello di impedirlo prima che fosse troppo tardi.
Balzai sul tetto con naturalezza. Del resto era ovvio per chi possedesse il cosmo fare cose sovrannaturali. Lo vidi a pochi tetti di distanza, si muoveva con rapidità dovetti ammettere.
Mi misi al suo inseguimento. Balzammo per tetti e corremmo sul bordo di qualche cinta di mura di Numengard. Il vecchio appariva fragile ma era decisamente una creatura sovrumana e robusta. L'apparenza è l'inganno per eccellezza.
Questi mi avevano insegnato durante i miei viaggi. Mai dubitare di una creatura leggiadra, perchè forse potrebbe essere l'ultima cosa che vedi da vivo. Ed era vero, quest'uomo ne era la prova lampante.
Non vi era dubbio, era rapido. Anche troppo per uno come me, provai a raggiungerlo usufrendo del cosmo ma nulla favorì l'avvicinanza fra i noi due di pochi metri rispetto a prima.
L'anziano guerriero aveva qualcosa che mi affaccinava, mi ricordava Agash, il mio anziano mentore che mi aveva insegnato tutto sul cosmo e dei suoi misteri.
Alla fine però la stanchezza mi assalì, avevo sprecato troppe energie nell'inseguimento che era durato quasi cinque ore per i tetti della cittadella dell'ovest. Il fiato era ormai corto e pesante. Le gambe bruciavano dal dolore e lacrime di sudore invadevano la mia fronte. Ma anche l'anziano si era fermato.
Aveva un'aria di disgusto nel volto che mi sorprese. Chi era? Perché faceva tutto questo? Come faceva ad avere capacità cosi straordinarie tanto da mettere in difficoltà un nobile principe dei cavalieri quali ero io?



CITAZIONE
Ah, questi giovani cavalieri! Forse avrei fatto meglio a rimanere al servizio degli Dei ancora un po. La mia armatura nelle tue mani è quasi uno spreco! Io stesso sono sprecato come guardia di questa piccola città! Tu dovresti esserci al mio posto, così come io ancora al tuo!

Tali parole mi colpirono. Chi era costui per dirmi tali parole? Un cavaliere certo, adesso ne avevo la conferma. Ma come si permetteva di giudicare la generazione sue erede nel proteggere Asgard e il mondo dalle forze delle tenebre.
Non potevo rispondergli che un lampo di luce azzurro avvolse l'anziano per poi farlo svanire nel nulla lasciandomi su quel tetto, affranto ed amareggiato.
Del resto aveva ragione. Forse ero indegno di portare tali vestigia sacre. Aveva forse ragione nel dubitare di me? Un cavaliere che per la maggior parte del tempo vagava per il mondo e viveva solo per scoprire le sue origini?
Quella sera tornaì fuori dalla città, nella dimora che anni indietro era stata del mio maestro e che in seguito avevo deciso di occupare una volta divenuto cavaliere. Era una piccola casa contadina costruita ai piedi dei monti di ghiaccio che segnavano il confine ovest di Asgard, non erano delle montagne normali come le altre del paese, ma bensì monti che nascondevano una caverna di puro fuoco e lava. Posto dove spesso mi ritiravo in meditazione.
Ero appena giunto dinanzi alla porta di casa quando odo un cavallo giungere alle mie spalle, mi girai e notai una figura avvicinarsi a pochi passi da un destriero grigio che stava annusando la neve ai suoi piedi. Il giovane che si era avvicinato mi fece un leggero inchino e mi disse con voce chiara e semplice.



CITAZIONE
Il celebrante Nuxar vi manda a chiamare mio signore.

Un celebrante della città reale mi aveva fatto convocare? Questo era insolito. A meno che non vi fosse un compito per me o magari avesse scoperto della mia svenutra con l'anziano guerriero. Ero imbarazzato se ciò era vero.
Un guerriero come me che si faceva sfuggire un uomo anziano ma dotato di grande forza cosmica. Non vi era dubbio ormai, dormendosi su avevo ormai collegato che quell'anziano aveva usufrito in un modo innaturale del cosmo.
Era per questo che non era riuscito a sconfiggerlo, tantomeno a raggiungerlo per lottare contro costui durante la fuga dell'anziano aggressore.

Porterò le mie scuse e le miei ipotesi dinanzi al celebrante ed avrò la sua comprensione.

Pensai sicuro mentre varcavo la soglia della grande capitale, le case di pietra finemente elaborate, le grandi ville dei nobili. Le mura di cinta che separavano la residenza reale dal resto della città. Il cielo di primavera riempiva la città di un calore pacifico e pieno di gioie.
La statua di Odino brillava come ghiaccio ed avorio fiorente ed ai suoi piedi il celebrante Nuxar mi attendeva. Ammantato sempre con la sua pelliccia nera riccamente decorata d'oro e d'argento. Il lungo bastone di zafiri e il tatuaggio inciso sulla sua fronte brillava come fuoro: Una corona circondata da un anello di rune arcaiche. Il simbolo dei celebranti appartenenti alla stirpe reale di Asgard.
Appena mi inginocchio, il celebrante di Odino prese a parlare con voce maestosa e potente. Saggio tra i saggi, pazziente fra i pazzienti. Antico fra i vecchi e giovane fra i fiorenti.



CITAZIONE
Ben arrivato Heero Ruin di Asgard, cavaliere di Slepinir.

Cosa desidete mio Signore e voce di Odino in terra?

Feci il rituale come mio solito, sperando di essere accolto con calore. Ma la voce che uscì dalle sue labbra adesso era al quanto delusa ma anche triste e colma di dispiacere.



CITAZIONE
Il vecchio che oggi ti ha deriso desidera nuovamente la sua armatura. Il Dio ha detto che valuterà la sua richiesta ma che prima di farlo sarai inviato sul Monte Olimpo dove seguirai l'addestramento che solo Odisseo può darti!

Quelle parole colpirono il mio orgoglio come lame di ghiaccio che trafiggono il cuore pulsante di una vergine. Il disonore parve assalirmi.
Volevo replicare ma la voce decisa e possente di Nuxar aveva ormai deciso e poi era la voce di Odino a parlare e se Odino ordinava questo, tale cosa doveva essere eseguita.
Avevo sentito parlare dell'Angelo Odisseo, servo di Artemide e guerriero angelico dalla superba superiorità. Guerriero arrogante quanto potente.


Tre Giorni Dopo

Il caldo primaverile della Grecia era qualcosa di nuovo. Non rammentavo il calore della penisola e delle isole protette dall'Olimpo, vi ero infatti passato di sfuggitiva quando ero ancora un giovane adepto e poco più.
Dinanzi a me vi ergeva impotente il grande Monte Olimpo, luogo sacro dove gli Déi greci e i suoi Angeli viveno complottando e forse tramando il destino degli uomini di tale paese.
Ma sapevo che era tutto solo il principio di qualcosa, un brutto presentimento adesso animava il mio animo. Qualcosa di oscuro e sinistro.

 
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view post Posted on 6/4/2009, 10:43
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SPOILER (click to view)
Narrato
*Pensato*
Parlato
Altre voci



Impetuosi fragori, strani rumori come possenti rombi di tuono che veementemente piovono dal cielo, risuonano nell'aria, producendo una eco che intimorisce chiunque passi da quelle parti. Di chi si tratta? Di uno scontro fra potenti entità sovrannaturali?
Semplicemente è il consueto allenamento quotidiano di Grozoth, un giovane ragazzo che costantemente si allenava in quella tetra e oscura parte della Grecia, che a prima vista sembrerebbe dimenticata dagli Dei.
Un'arida terra che si estende per chilometri e chilometri, sovrastata da una fitta e pericolosa nebbia, una scenografia perfetta per qualche scena dell'orrore o poteva presentarsi come una dimora perfetta per qualche malato di mente.
Amava tenersi a distanza adeguata dalla gente mentre si allenava, non voleva essere interrotto in alcuna maniera e per nessun motivo; così nessuno osava avvicinarsi per interrompere la quiete del giovane.
Era cambiato in questi anni: aveva acquisito una più profonda conoscenza del mondo, della vita e delle sue strane e a volte banali coincidenze. Rimaneva molto spesso immobile, divenendo quasi un tutt'uno con la natura circostante, arida quanto sia, e meditava sul suo passato, interrogando la sua identità e il suo ruolo nel mondo, ma soprattutto cosa il crudele Fato avesse in serbo per uno come lui.
Alzò lo sguardo al cielo, uno sguardo pietrificante con la luce che scarlatta, come fiamma vive e intense bruciano ogni cosa, pulsava dagli occhi facendo breccia nella fredda nebbia. Osservava il cielo, oscurato da candide nuvole che danzando eseguivano balletti cromatici con la frivola e debole luce dei raggi solari.
Non era un giorno come tutti gli altri, forse il Fato aveva parlato, la sua mente perversa aveva probabilmente escogitato qualcosa di terrificante per lui.

Poco tempo fa era venuto a conoscenza dell'esistenza eterea del dio dell'Amore, Eros, figlio di Afrodite, il quale stava rafforzando le sue schiere di cavalieri. Gli fu recapitato da fonti sconosciute, un messaggio certamente diverso da tutti gli altri ricevuti. Vi era impresso il sacro sigillo del dio, un cuore in stile gotico con delle sfumature sfavillanti intorno al bordo, era il simbolo sacro al dio Eros.
Lo invitava a presentarsi in un luogo conosciuto dal ragazzo molto bene, il suo campo d'allenamento tetro e oscuro, in cui sarebbero arrivati dei messaggeri del Dio per portarlo al suo cospetto e farlo così entrare a far parte dell'Ordine dei Cavalieri dell'Amore.
L'evento lo affascinava particolarmente, sentiva il sangue pulsargli nelle vene, il cuore palpitare sempre più forte, qualcosa come l'adrenalina lo eccitò e incitò ad accettare. In tutti questi anni, infatti, aveva sempre voluto dare una svolta alla sua vita, voleva cambiare, voleva evadere, voleva rinascere secondo dei precetti casti e puri, proprio come quelli divini, a cui era molto devoto e ubbidiente.

Il giorno era dunque arrivato...
Fremente e impaziente, sapeva, nonostante la lettera non esprimesse un giorno preciso per questo incontro, che il giorno era quello, lo aveva avvertito nell'aria.
Mentre osservava il cielo, qualcosa turbò la meditazione e squarciò come un velo, i pensieri in cui era totalmente immerso. Avvertiva delle strane presenze attorno a sè, qualcuno si stava avvicinando con un passo a ritmo incalzante e decisamente sostenuto. Grozoth non era minimamente turbato, sapeva che si dovesse trattare del Dio.
Innanzi a lui, comparvero due losche e intimidanti figure, le quali trasmettevano un'aura negativa e oscura. Le loro ombre si materializzarono, Grozoth riusciva a vederli come due imponenti statue nere armate entrambe di lance, vestivano un'armatura con degli aguzzi e protuberanti spuntoni, e il colore degli occhi era l'unico particolare cromatico visibile: rosso fuoco, che brillavano minacciosi, proprio come i suoi.



Di buone maniere non siete certo maestri. Chi osa disturbare la mia quiete e il mio allenamento? Quale colpa più grave vi si può attribuire?

I due aguzzini rimasero in silenzio e senza alcuna intimidazione entrarono nell'unica zona in cui la luce filtrava meglio e la nebbia era molto meno intensa, rivelando così le identità.
Erano due giovani ragazzi, probabilmente della stessa età di Grozoth, indossavano un'armatura dalle graziose e amabili sfacettature cromatiche del rame e dell'argento, i quali piacevolmente si sposavano con lo scuro e tetro colore nero pece del bastone della lancia, che più alta della loro persona, scintillava stranamente, sembrava quasi voler parlare e bramava sangue, il sangue di Grozoth.



Tu...morrai...ora!
Tu...morrai...ora!

Parlavano contemporaneamente, usavano gli stessi tempi, lo stesso tono, la stessa aria intimidante. Erano degli umani? O delle entità divine? Erano davvero degli aguzzini mandati da qualcuno oppure erano davvero messaggeri del Dio Eros? Ma se così fosse perchè volevano ucciderlo?
Mille e più dubbi attanagliavano la mente del ragazzo, lo stringevano in una morsa mortale senza aver reqquie di nessun genere.



*Possibile che i servigi del Dio debbano essere così oscuri? No...non servirò mai un'entità così corrotta, adesso è l'ora di fargliela pagare!*

Con una grandiosa e straordinaria capacità di celare e nascondere i propri sentimenti e i propri stati d'animo, Grozoth assunse un'espressione quasi divertita, aveva fatto la sua scelta e adesso nessuno poteva sognarsi di cambiarla, neanche il crudele destino, che tutto tinge e comanda.



Pagherete con la vita la vostra ineguagliabile insolenza. Preparatevi, la morte vi attende...Non sentite già spirare il soffio gelido dell'Ade e il cigolare della Porta Eterna che si apre per accogliere altre anime prave come voi?

Il combattimento iniziò.
I due aguzzini afferrarono le lance e partirono all'attacco, facendosi vanto del vantaggio che essi potessero avere per mezzo delle armi e dell'armatura, a discapito di Grozoth il quale nonostante il tempo avverso, indossava esclusivamente dei pantaloni neri.
Non passò neanche una decina di minuti, che lo scenario cambiò. Ora una certa atmosfera di serenità e di tranquillità sembrava dominare silenzionsa sul luogo. La nebbia sulla terra e le nuvole nel cielo, iniziavano a diradarsi, mentre il sole toccava dolcemente l'ambiente arido del terreno, che presentava zolle e crepe profonde.
I due aguzzini giacevano a terra privi di vita, con le lance conficcate ad uno nel fianco sinistro e all'altro nel petto; il sangue si estendeva come una pozzanghera per alcuni metri intorno ai cadaveri, bagnando i piedi nudi di Grozoth, il quale con una fredda e apatica espressione si osservava le mani sporche di sangue e guardava intensamente i cadaveri ai suoi piedi.



Cosa vorrebbe significare questo? Cosa il crudele Fato ha previsto per la mia vita? Era questo il tuo infame scopo Eros? Rispondimiiiiiiiiiiiiiiiiii!

Rabbia.
Rabbia e rancore rivolgeva ora il giovane ragazzo, verso la divinità che lo aveva fatto, scioccamente, illudere di poter mutare la sua vita.
Tuttavia, qualcosa gli dava l'impressione che non fosse finita. Qualcosa di oscuro si celava ancora da quelle parti, avvertiva la presenza di qualcuno in quel tetro paesaggio di morte. I suoni, gli spostamenti d'aria, suoi veri amici, gli rivelavano che qualcuno era nell'ombra.
Un altro scagnozzo? Qualcun altro con idee di morte?



Non so chi tu sia, ma se ci tieni alla vita, a differenza di questi due, faresti bene a mostrarti. Noto però che anche tu non sei maestro nelle buone maniere. Venite da me e neanche avete il coraggio di presentarvi?

Il ragazzo non potè continuare con la sua altezzosità, poichè nuovi sentimenti popolarono il suo cuore, sensazioni di incredulità e incredibile sorpresa. Dalla nebbia che sempre più si diradava, emerse una fanciulla bellissima, i capelli color legno, un legno che nessuno albero più pregiato poteva ottenere, e occhi color del notturno vischio di mezzanotte.
Grozoth era incantato, avvertiva che quella non era una fanciulla semplice e naturale, qualcosa gli trasmetteva che la vera entità divina fosse lei.



Chi sei tu, o venerabile fanciulla? La tua graziosità e leggerezza nei movimenti come la tua straordinaria bellezza, non si addicono ad un tetro luogo di morte e disperazione come questo...

La fanciulla sorrise, rivelandosi ancora più bella e fresca di quello che già non fosse. Tese la mano verso il volto del ragazzo, lo accarezzò senza muovere le labbra per parlare o emettere suoni di alcun genere.
Mentre lo accarezzava, Grozoth fu invaso da un increbile senso di pace e serenità, che mai prima d'ora aveva percepito e vissuto.
Era certo che fosse una divinità, ma voleva sapere qualcosa in più anche se allo stesso tempo, sperava che lei non togliesse mai dal suo volto la mano graziosa e candida come la neve.
Senza parlare con la bocca, favolosa anch'essa, Grozoth sentì la sua voce nelle orecchie e nella mente...



Grozoth...io sono Morrigan, il tuo destino non è qui, non è quello di servire dei infimi e inesistenti come Eros, se cuoi cambiare la tua vita seguimi...

Anche se il ragazzo non voleva, la fanciulla levò la sua mano e gli porse una lettera, senza alcun tipo di sigillo o simbolo. Non appena Grozoth l'afferrò, Morrigan scomparve nel nulla.
Grozoth rimase immobile, senza renderesene conto, per qualche minuto, contemplava ancora la bellezza e la pace che la strana e sconosciuta fanciulla emanava.
Dopo che si fu effettivamente ripreso, lesse il contenuto della lettera, che lo sbigottì non poco.



Grozoth, io sono Morrigan, la fanciulla, l'unica fanciulla sopravvisuta al massacro compiuto dai Fomori verso i discendenti della popolazione celtica. I tuoi intenti sono pacifici ed è per questo che ti ho scelto come mio discepolo. Ti farò cavaliere, ma il tuo destino non di compirà in Grecia, ma nelle mie intricate e labirintiche foreste in cui viva è la natura. Prima di ciò però raggiungi il Monte Olimpo, in cui dovrai fronteggiare e superare l'addestramento dell'angelico Odisseo.

L'angelico Odisseo, il cavaliere a serivizio di Artemide, che abitava con gli Dei il Monte Olimpo, da sempre sacra dimora di entià divine. Doveva compiere un sano e strenuo addestramento, ma ora il destino era compiuto.
Riprese la lettera e si voltò verso la sua nuova destinazione: il sacro Monte Olimpo...

 
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view post Posted on 6/4/2009, 13:31
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Per ora lascio correre ma vi voglio entrambi killare xDDDD. Nei prossimi post comincerò a correggervi.

dlamses: arrivato dinanzi al monte olimpo ritrovi l'uomo che ti era sfuggito con Odisseo. I due combattono ma l'uomo sembra nettamente in difficoltà, i suoi colpi si infrangono ogni volta contro un muro di cosmo che non pare subirne minimamente gli urti. Vedendoti si ferma e sorridendo malignamente ti scaccia con un gesto della mano.

Odisseo al contrario si alza in volo e posandosi accanto a te ti chiede di intervenire e di mettere ko l'uomo. Il primo obiettivo del tuo addestramento.

(scontro effettivo)

Groz: arrivi mentre i due stanno combattendo ma non riesci a seguire i loro movimenti. Affiancandoti ad Odisseo ti presenti e lui fermandoti con una mano ti chiede di concentrarti sul movimento del vecchio.


png: vecchio cavaliere di asgard.

Muovendosi a pari velocità di dlamses il vecchio si piega sulle ginocchia e schizzando in avanti pare una palla di ghiaccio.
 
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†~Dlamses~†
view post Posted on 6/4/2009, 16:08




L'aria appariva calma e piena di tranquillità. Heero si stava rilassando nell'attendere l'Angelo Odisseo. Ma vi era qualcosa che disturbava il suo riposo e la sua tranquilla attesa.
Rumori di battaglia, grida di sfida e feroci esplosioni provenivano dalla collinetta poco distante da ove il giovane si trovava. Hai piedi del Monte Olimpo, la sacra dimora degli Déi greci.

Cosa stà avvenendo?

Si chiese il giovane allarmato mentre la sua mente si concentrava riuscendo finalmente a percepire distintamente due feroci cosmi lottare, anzi uno dei due era feroce ed aggressivo, il secondo invece era potente ma sulla difensiva.
Forse era in difficoltà, oppure impossibilitato ad attaccare a causa del suo aggressore. Non vi era tempo da sprecare, doveva correre in soccorso di colui che era in grave pericolo.
Se il cosmo aggressivo continuava cosi, presto l'altro seppur potente com'era, poteva finire con l'essere devastato dalla potenza aggressiva del primo cosmo avvertito da Heero.
Una luce di puro cosmo invase il corpo del cavaliere e subito dopo lo scrigno ai suoi piedi apparve vuoto mentre Heero si vestiva della sua sacra armatura.
Argento e rubino si mescolavano in una danza di energia e bellezza mentre la luce svaniva per far apparire il cavaliere di Merak in pieno del suo potere ed eleganza.

Dovrò correre rapido, chissà da quanto incombe la guerra tra questi due cosmi.

Pensò il cavaliere correndo più che poté verso la collina che portava al Regno dei Cieli.
Rapido era la sua corsa e i pensieri sulla battaglia alla quale avrebbe assistito erano ancor più veloci. Chi era in pericolo? Chi stava lottando? Nemici o alleati di Odino? Oppure nessuno dei due, ma solo un allievo contro il suo mentore?Non ebbe tempo per rispondersi che subito venne colpito da un'onda d'urto provocata dall'impatto dei due cosmi. Infatti non si era minimamente accorto che si era avvicinato al luogo della battaglia, immerso come era nei suoi pensieri.
Si ritrovò a terra, ma quando si rialzò poté finalmente studiare la battaglia e i suoi combattenti. Da un lato vi era una figura librata nell'aria, un Angelo senza dubbio. Indossava un'armatura dalle fattezze singolari e crepuscolari. I suoi capelli e il portamento eretto ed elegante era chiaro segno che si trattava dell'Angelo Odisseo.
Dinanzi a costui una spessa barriera di cosmo viola difendeva respingendo o talvolta assorbendo i colpi del suo nemico che parve essere...

N..Non può essere...Ma lui è...

Di fatto contro l'Angelo dei Cieli si scagliava feroce ed aggressivo l'anziano guerriero sfuggito a Numengard qualche giorno prima a Heero stesso. L'anziano aveva l'aspetto di quel giorno ma intorno a lui un potentissimo cosmo di ghiaccio e fiamme si era esteso al massimo della sua potenza.
Un nuovo barlume di luce e una tecnica che Heero conosceva fin troppo bene si infranse contro la barriera di Odisseo.


Quale rara meraviglia possiede Odisseo riuscire a infrangere le Nevi di Asgard senza subirne gli effetti.

Aveva parlato a bassa voce, ma talmente chiaramente che comunque i due combattenti riuscirono a percepire le sue parole. In oltre Heero sentì una nuova presenza avvicinarsi, non aveva il tempo di indagare su chi fosse la presenza che ci stava avvicinando, e neppure la possibilità di impedire che potesse finire vittima dello scontro.

Ma cosa stò dicendo. Posso intervenire per fermare lo scontro.

Pensò il giovane avvicinandosi a colui che tre giorni prima aveva deriso il suo potere e il suo essere cavaliere. Provò a fermarlo prendendogli la mano ma costui si voltò con lo stesso ghigno maligno di quel giorno e lo scosse ferocemente.
Non vi era nulla da fare, questo guerriero dell'antichità era impazzito e forse avrebbe fatto di tutto per realizzare il suo sogno di ritornare guerriero ad Asgard, adirittura sfidando gli Déi greci e i loro servi, cugini delle divinità nordiche e dei suoi eredi mortali.


Fermati, follia di governa e nulla potrai contro un Angelo quale è Odisseo, della Dea Artemide servo e fedele cavaliere. Non andare contro la morte per uno stupido sogno di gloria, non ti farà altro che portare alla rovina.

Nulla riuscì a fare contro la follia dell'uomo. Ma qualcosa di inaspettato accadde. La barriera dell'Angelo si spostò per poi mettersi fra Heero e il suo predecessore. Un grande muro di cosmo adesso separava i due cavaliere devoti ad Odino e in un fragrante di secondo, ecco che Odisseo discese dal cielo ove si era librato qualche minuto prima, per atterrare al fianco del giovane Ruin.
Le sue parole furono poche ma chiare, sconfiggere l'anziano guerriero. Ma non era ciò a far preoccupare Heero, ma bensi il tono di voce freddo che aveva utilizzato e il volto quasi crudele che aveva mostrato nel fare tale richiesta.


Non intendo uccidere un uomo guidato dalla follia.

Disse chiaramente il cavaliere, ma non poté ricevere nessuna controversione che Odisseo liberò nuovamente il campo tra lui e l'anziano e si spostò per dare spazio alla nuova battaglia.
Non aveva fatto tempo a rivolgersi all'anziano che dovette subito scansarsi di corsa per evitare una sfera di ghiaccio puro. L'antico guerriero non aveva perso tempo nei convenievoli e sicuramente nulla lo avrebbe distorto dalla lotta contro Heero.

E cosi dunque sia, che la lotta finale abbia inizio.

Pensò Heero espandendo il suo cosmo mentre perdeva conscenza intorno a se, adesso nella sua mente e nei suoi sensi vi era solamente l'antico combattente che un tempo aveva portato la sua stessa armatura e che adesso la reclamava nuovamente.
Una grande corrente di ghiaccio prese a circondare i due lottatori, l'aria primaverile parve mutare di colpo in un clima invernale degno delle terre a nord, il territorio noto come Asgard.


Preparati, stai per incontrare i Diamanti Infernali di Heero Ruin e non ti sarà facile deviare la mia tecnica.

Disse a chiara voce mentre tese il braccio in avanti per poi liberare una feroce corrente di ghiaccio.



image

~•Ҳ Diamanti Infernali (O) Ҳ•~
...Nel pugno del cavaliere si cela la più grande tempesta di ghiaccio generata dagli abissi infernali...


Tecnica offensiva generata da Heero stesso facendo appello alla sua rabbia repressa ed alla forza gelida della figura mitologica da lui rappresentata. Il giovane cavaliere espande il suo cosmo mentre tende in avanti il braccio destro col pugno rivolto verso l'alto. Non appena però il giovane apre la mano, da essa si scatena una terribile tempesta di ghiaccio devastante congelerà lentamente i soggetti che riuscità a colpire.
 
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view post Posted on 7/4/2009, 09:39
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Erano passate diverse ore da quando il giovane e futuro adepto di Dagda si era avviato verso il Monte Olimpo. Era corso nel villaggio vicino dove era accampato, subito dopo aver ricevuto la lettera dalla misteriosa fanciulla.
Raccolse gli oggetti più preziosi in una sacca di pelle marrone, probabilmente di renna o di cervo, e dopo aver indossato una felpa grigiastra dai contorni neri con un cappuccio bianco, partì verso la nuova destinazione.


*Che il mio destino si compia.*



Le lacrime rigavano il volto del ragazzo, raffreddavano il caloroso sguardo causato dall'intenso rosso scarlatto dei suoi occhi. Sembrava quasi che una spessa coltre di ghiaccio avesse ibernato per sempre gli occhi infuocati. Erano lacrime di gioia, generata da una forza che gli pulsava incessantemente nel cuore, che si era insinuata dentro di lui e che mai lo avrebbe lasciato, da quando aveva incontrato la bellissima, ma altrettanto sconosciuta fanciulla celtica. La vita che da sempre detestava stava per abbandonarlo, stava per rinascere secondo nuovi e sani principi come da sempre sognava; aveva l’occasione per lasciarsi alle spalle il passato e ricominciare nuovamente.
Rivolgendo un tenero e commovente saluto al villaggio che lo aveva accudito e cresciuto, che lo aveva fatto maturare internamente e nel profondo, si asciugò il viso completamente bagnato da copiose lacrime e voltando le spalle ripartì, giurando di fare ritorno prima o poi.
Camminava e rifletteva su ciò che avrebbe potuto nascondergli e riserbargli la nuova vita, cercava di capire i motivi seppur inaccessibili e arcani, del perché Morrigan avesse scelto lui, cosa aveva di così speciale da potergli offrire una nuova esistenza con un vero significato e un preciso scopo?
Era completamente destabilizzato mentalmente e psicologicamente, aveva un urgente bisogno di risposte, risposte che tuttavia, non sarebbero tardate ad arrivare; tutto ciò che doveva fare era giungere il più velocemente possibile al Monte Olimpo.
Già cosa avrebbe trovato lì? Un angelo artemidiano di nome Odisseo, simbolo della mitologia greca più antica, personaggio emblematico, il quale aveva avuto l’opportunità di poter vivere al cospetto degli dei, nella loro stessa splendida e fantastica dimora divina. Avrebbe dovuto ricevere delle risposte dall’Angelo? Non riusciva assolutamente a darsi una spiegazione, era alquanto agitato e preoccupato.
Mentre si allontanava dal villaggio che distava circa cinque chilometri dal Monte Olimpo, sentiva qualcosa nell’aria che stava cambiando e mutando; il tempo meraviglioso che popolava il villaggio, fuori dagli influssi negativi e tetri della nebbia e del terreno arido, su cui tanto aveva sudato e sanguinato, stava cambiando tutto. L’atmosfera calda, allegra, felice della Grecia che aveva imparato a conoscere negli anni di permanenza lì, sembrava scomparire improvvisamente nel nulla, trasformandosi quasi in una terra devastata dalla guerra, dalla distruzione e dimenticata dagli dei.
Arrivò molto presto nei pressi del Monte Olimpo, avendo incalzato e accelerato il ritmo della sua corsa, per cercare di comprendere cosa stesse succedendo in realtà. Ai piedi del sacro monte, qualcosa scosse e turbò l’animo del ragazzo: udiva in lontananza rombi di tuono, fragori incessanti, esplosioni di inaudita potenza, ma ciò che colpì Grozoth fu la natura di questi fenomeni. Non si trattava di semplici esplosioni, di bombardamenti o quant’altro; era qualcosa di maestosamente grande e potente, non riusciva a comprenderne l’essenza.
Ancora più incuriosito, affrettò il passo, ora doveva solamente scalare il sacro monte per vedere con i propri occhi cosa stesse succedendo. Il fiatone lo raggiunse ben presto, ma la fatica non poteva di certo sperare di sopraffare il ragazzo, temprato dal cuore di mille e più allenamenti. Mentre saliva e si avvicinava sempre di più alla vetta del monte, quei frastuoni e quei fragori si fecero più forti e prorompenti, una battaglia era in corso, ciò era evidente, ma tra chi? Vi era forse una disputa tra alcuni dei dell’Olimpo?
Mancava ormai poco alla vetta e sentì stranamente, che l’atmosfera tutto ad un tratto diventò gelida; un gelo che non era di certo causato dall’altezza di qualche migliaio di metri, ma era un freddo che poteva congelare persino le più calde e rosse fiamme dell’Inferno.
Appena mise piede sulla vetta del Monte Olimpo, non riusciva a credere ai suoi occhi. Qualcosa di straordinario era in atto in quel momento, qualcosa di talmente magico, ma allo stesso tempo terribile si presentava dinanzi a lui. Un vero e proprio teatro di guerra si faceva breccia nel suo cuore: una battaglia tra due poteri molto simili, ma entrambi estremamente straordinari e incredibili, la cui natura non poteva essere che divina.
Due uomini stavano ferocemente dandosi battaglia: il primo era un signore molto anziano, ma che di vigore e forza giovanile era dotato, l’altro era un ragazzo molto giovane, probabilmente della sua stessa età o poco più, il quale indossava una strana armatura dalle sfumatura argentee, dotato anch’egli di un’incredibile forza. Mentre i due lottavano furiosamente, un’altra figura si scorgeva all’orizzonte, il quale osservava con molto interesse il combattimento. Sembrava una follia…Cosa stava facendo quell’uomo? Non era forse in grado di intervenire per interrompere il duello? Eppure non poteva essere così, quell’entità non doveva essere di fattezze umane, emanava un grande potere, che stranamente Grozoth riusciva istintivamente ad avvertire.
Si avvicinò con cautela, a passo furtivo e delicato quasi accarezzando la terra sotto i suoi piedi, un po’ per rispetto di quel terreno sacro, un po’ per cercare di non farsi colpire da quei colpi che sembravano dei raggi di ghiaccio, che tutto immobilizzano e sottraggono al corso del tempo. Più si avvicinava ai duellanti, maggiore era lo stupore che popolava la mente del giovane; i colpi che essi sferravano dovevano contenere uno strano e arcano potere, la cui natura molto probabilmente non era comprensibile per gli umani.
Decise così di chiedere informazioni all’entità che stava osservando il combattimento con estrema attenzione, sperando di non disturbarlo e di non essere di troppo. In quel momento però, Grozoth si ricordò della lettera e anche del fatto che se Morrigan lo avesse mandato lì un movente ci sarebbe stato.
Si accostò all’uomo, e notò che anch’esso indossava un’armatura di certo non con gli stessi poteri di una umana, ciò significava che quell’uomo era un dio o comunque una figura dalle fattezze divine. Tuttavia, sembrava averlo già visto da qualche parte: portamento elegante e raffinato, capelli neri come la notte d’estate, fisico scolpito.



Ave, perdoni la mia indiscrezione e la mia insolenza. Io sono Grozoth, sono stato mandato qui per ordine della misteriosa fanciulla celtica Morrigan. Non capisco il contesto della situazione, perché due uomini con simili poteri lottano strenuamente tra loro? Quali gli ideali di tanta crudeltà?



La figura dalle divine sfaccettature tese la mano verso Grozoth, costringendolo a fermarsi sia con i movimenti che con le parole. Successivamnete si voltò con altrettanta eleganza, mostrando il volto al ragazzo, il quale rimase a tale visione sconcertato e allibito. Era Odisseo, l'Angelo di Artemide che viveva nell'Olimpo dai tempi del mito.



E così tu saresti il futuro celtico? Ora siamo tutti al completo.
Adesso osserva questo scontro e volgi la tua attenzione in modo particolare al vecchio, cerca di seguire i suoi movimenti.



Il bellissimo Angelo, vanto di tutto l'Olimpo, tanto per l'eleganza quanto per astuzia, ignorò le domande poste da Grozoth, domande a cui il ragazzo voleva assolutamente una risposta. Non riusciva a capire quanto stesse succedendo, perchè fosse lì, cosa centrava con quei due uomini, ma per evitare di sembrare irrispettoso e irritante agli occhi del divino Angelo, rimase in silenzio e annuì semplicemente, probabilmente le risposte sarebbero dipese dall'esito di quello scontro feroce e violento.
Si concentrò dunque sul vecchio e sul modo di combattere. Grozoth era sbalordito; non riusciva a seguire i movimenti di questo vecchio guerriero, il quale si muoveva alla stessa incredibile velocità dell'altro giovane condottiero. Ad un certo punto il vecchio toccò il terreno, si piegò sulle ginocchia e balzò con uno scatto in avanti, scomparendo alla vista del giovane. Al suo posto prese forma una sfera di ghiaccio, dalle dimensioni considerevoli, con sfumature cromatiche tendenti dal blu intenso al grigio e all'argento, che rendevano quella sfera glaciale anche una sorta di bellissima opera d'arte, ma allo stesso tempo una perfetta macchina distruttiva.
Lo stupore, l'incredulità, la sorpresa, lo sgomento erano le emozioni che Grozoth avvertiva nella mente e nel cuore, tutti stati d'animo che portavano alla confusione più totale e al dubbio. Un dubbio che non aveva pace, ma che costantemente cresceva, nutrendosi di ciò che agli occhi del giovine si presentava, ma Grozoth se avesse voluto delle risposte, avrebbe dovuto aspettare il tempo debito.



Vuolsi così colà dove si pote e dove e si vuole e più non dimandare...vero? D'accordo...

 
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view post Posted on 8/4/2009, 11:56
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Bene comincio con dlamses: il tuo stile di scrittura è molto buono ma non sempre la quantità della roba che scrivi è tutta utile al post. La descrizione iniziale dell'incontro ecc potevi sintetizzarla in poche righe (5-6) non attribuire a un post lungo il dovere di essere un ottimo post perchè molte volte la capacità di sintesi è altrettanto importante. Immagina che io voglia riprendere punto per punto le tue descrizioni degli eventi (come tu hai fatto con le mie) il mio post diventa 40 righe più lungo del tuo ed il tuo poi diverrà 40 righe più lungo del mio ....ora...per quanto io possa apprezzare (come ogni giudice che incontrerai in tornei di sorta) la tua capacità descrittiva devi ottimizzarla nella fase delle sensazioni, delle emozioni e delle descrizioni di passaggi fondamentali e NON sprecandola in ogni singolo passaggio poichè poi perde del suo effettivo valore.
Strategicamente non mi è piaciuta la tua azione: inutile. Ti ho dato la possibilità di creare una offensiva molto più articolata di quella che hai fatto prova a pensare che in un duello reale queste occasioni si hanno una volta o al massimo due e quindi, logicamente, devi saperle sfruttare al meglio. Ti invito a "essere più cattivo" punta sempre ad uccidere con i colpi che lanci o con le strategie che fai in quanto cmq nel 99% dei casi tutto viene attutito dalla lealtà dell'avversario.

Ora parlo di gorz: Occhio alla punteggiatura, non buttare le virgole qui e lì, alle volte spezzi una frase avversativa con le virgole quando in realtà non devi farlo. In una frase con il "ma" evita di mettere la virgola prima XDDD.
Quando fai una elencazione "stupore, tizio, caio, sempronio e ciao" ricordati che l'ultimo termine va posto con la "e congiunzione" .
Per quanto riguarda i contenuti ti invito a non fare dei giri di parole inutili (vedi ultimi 5-6 righi del post) puoi benissimo concludere senza dilungarti. La chiarezza dei significati è importantissima.
(per la verde logicamente non c'è alcun problema queste sono correzioni che ti faccio poichè essendo tu in addestramento mi pare utile darti consigli.)

p.s.
vi addestro in due perchè in questo modo uno può trarre vantaggio dalle correzioni fatte all'altro: vi invito pertanto a leggerle con attenzione. Non pretendo che le prendiate come legge ma se non lo fate qua restate xDDDDDD. Buon divertimento ....a me mahuahuauhauha.




Questo post vale per entrambi.
L'uomo bloccandosi improvvisamente cambia direzione uscendo dal raggio d'azione della tecnica dell'asgardiano. Ciò causa la stessa situazione ma da una diversa angolazione.
Rivolgendosi all'asgardiano odisseo tona " Così non otterrai nulla, non devi contrattaccare, deivi costringerlo a difendersi".
Voltando poi lo sguardo verso l'aspirante cavaliere sussurra " Impara dall'attacco del vecchio come non comportarsi mai. Seppur rivolto da altra angolazione è sciocco. Ed il tuo compagno di addestramento ha già perso una occasione di mettere fine al duello. Tu come avresti agito?"

 
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†~Dlamses~†
view post Posted on 8/4/2009, 15:55




SPOILER (click to view)
Ok Anfa cercherò al meglio di sfruttare i tuoi consigli e spero di essere cattivo in questo post XD


Una grande tempesta si era adesso scagliata contro l'antico guerriero. Una tempesta di ghiaccio che difficilmente sarebbe stata placata se non da un'energia maggiormente elevanta rispetto a quella del cavaliere nordico.
Il santo del nord però non voleva uccidere e tantomeno ferire il nemico, ma solo capire le ragioni reali del perchè, dopo anni di assenza dal mondo mortale, questi fosse tornato per lottare contro di lui. Odio? Rancore? O forse una stupida voglia di tornare ad essere ricordato?

No...è qualcosa di più profondo. Nel suo sguardo vi era disprezzo, ma anche fame di proteggere e di amare ancora...come se il tempo per lui fosse stato crudele e gli avesse rubato ciò che adesso rappresento.

Questa fu la conclusione del cavaliere del nord mentre la tempesta di ghiaccio si scatenava contro l'anziano che era rimasto fermo. Ma ecco che con grande stupore si era scagliato contro un posto dove la tecnica dei Diamanti Infernali non poteva colpirlo.
Il modo rapido con la quale si era mosso era incredibile e Heero ne fu quansi colpito. Ma ben presto dovette tornare a raccogliere la realtà della battaglia quando Odisseo lo imprecò di agire con forza. Doveva costringerlo a difendersi e agendo cosi non avrebbe fatto nulla.
Ma come? Come poteva lui adesso provare a distruggere ciò che lui stesso era adesso? L'anziano era un cavaliere del nord e provare ad ucciderlo avrebbe determinato il tradimento ad Asgard. No, non poteva farlo. Doveva trovare un'altra soluzione, ma le parole dell'Angelo erano state chiare e non ammettevano repliche, ne verbali e nebbure strategiche. Doveva agire, doveva farlo altrimenti a perdere sarebbe stato lui e non l'anziano guerriero.
Intanto costui aveva ripreso a muoversi a grande velocità. Pronto a colpirlo ed a ucciderlo se necessario.
Non riusciva a capire come mai doveva trovarsi contro una figura antica che un tempo aveva lottato con il suo stesso nome, la sua stessa corazza. In nome dello stesso Dio.
Perchè gli Dèi erano cosi crudeli con i loro servitori? Farli lottare l'uno contro l'altro per uno stupido gioco di potere. Un potere che avrebbe portato alla rovina tutte le caste dei cavalieri. Se adesso avrebbe perso, presto anche nelle altre caste antichi guerrieri sarebbero tornati per reclamare alle nuove generazioni ciò che un tempo fu loro.
Rabbia, una rabbia crescente prese ad invaderlo mentre capiva quello che doveva fare. Uccidere il suo pretendente. Colui che sperava di usurpare il suo titolo e la sua posizione. Anche se era per buone intenzioni, non poteva permettere che l'antico signore dei fuori e dei ghiacci rubasse il destino al suo ultimo erede. No. Non avrebbe permesso la sconfitta per mano di costui.


Molto bene...cosi sia.

Disse aspramente mentre il suo cosmo da gelido com'era qualche istante prima prese a cambiare. Un forte bagliore color fuoco prese ad invadere l'aria circostante. Ciò che poco prima era stato gelato dai Diamanti Infernali adesso ritornavano a respirare l'aria della primavera, ma per poco poiché il cosmo ardente diventava sempre più soffocante per coloro che non erano mastri nell'arte delle fiamme e del calore.
Tese le braccia in avanti concentrando il suo potere suelle mani e nel frattempo una crescente rabbia rivolta verso gli Déi prese ad assalirlo.



image

~•Ҳ Fiamma del Cielo (O) Ҳ•~
...Nel cuore di Slepinir risiede il grande fuoco celestiale donato da Odino agli uomini nordici...


Tecnica offensiva generata da Heero stesso facendo appello alla forza calda della figura mitologica da lui rappresentata. Il giovane cavaliere espande il suo cosmo mentre tende in avanti le braccia a mani aperte e con i pollici uniti. In seguito dinanzi al cavaliere si genera una gigantesca sfera di fuoco e lava che si scaglierà contro il bersaglio prestabilito dal cavaliere di Merak bruciando ogni cosa incontra nel suo percorso.


Il colpo partì violento. Stavolta però era pieno di rabbia poiché adesso Heero comprendeva ciò che andava fatto e disprezzava ciò che stava facendo. Doveva uccidere l'antico guerriero prima che fosse troppo tardi e per farlo avrebbe usato un devastante colpo ad area che avrebbe distrutto tra le fiamme ogni cosa.
Anche se fisicamente Heero lottava contro il vecchio, dentro di se il cavaliere lottava contro gli Déi e il loro gioco. Stavolta sarebbe stata l'ultima occasione dei Cieli di giocare col suo fato. Prima avevano manipolato la sua memoria distruggendo il suo popolo. Ed adesso lo obbligavano a salvare le generazioni future dall'arroganza e dalla brama di gloria da parte degli antichi.
Disprezzava tutto ciò poiché colui che vi era dinanzi a lui, pronto a schivare il colpo o ad esserne investito, non era li per pura gloria personale. Ma per proteggere come lui proteggeva. Anche se forse era una mera maschera che nascondeva sogni di gloria perduti che adesso voleva nuovamente vivere.

Che sia fatta la volontà degli Déi.

 
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view post Posted on 14/4/2009, 13:44
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(aspettando il post di gorz commento il tuo)
Non ci sei minimamente vicino, cosa dovrebbe imperdire al tuo avversario di difendersi con la stessa strategia del turno precedente. I tuoi colpi sono semplici "spari" diretti che non hanno pretesa di mettere in difficoltà più di un raggio di cosmo scagliato alla "drittoxdritto" la cattiveria di cui ti parlavo non è d'animo - ottimo cmq il fatto che tu stia cominciando a motivare emotivamente anche delle azioni precise in uno scontro - come ti dicevo, ad ogni modo, non è strategia lanciare un colpo come il tuo.

Ad esempio: strategia è trovare il punto debole dell'attacco creato dal tuo nemico e tentare di insinuare il tuo colpo in quella falla. Un attacco diretto come quello che ti ho fatto lanciare dal vecchio ha enormi pecche benchè sia efficace a contatto. Ti faccio capire il principio degli attacchi strategici:

1- L'uomo ti attacca divenendo un proiettile di ghiaccio.
1.1 - esaminiamo come è composto l'attacco: egli è semplicemente ricoperto di ghiaccio e si scaglia contro di te, i danni che potresti subire da un simile attacco sono di tipo "ghiaccio + fisico".
1.2 - esaminiamo ora i limiti di questo attacco: è efficace solo se arriva a beccarti in pieno, è condizionato dalla velocità di esecuzione, è condizionato dall'attrito che incontra.

2- difesa. Difendersi è semplice: un muro e tutto finisce lì.
2.1 - difendersi con intelligenza: un muro come sopra detto metterebbe fine alla "corsa" del proiettile facendo schiantare, ma logicamente, i danni sarebbero minimo SE l'avversario cadesse nell'errore di contrastare il muro e sfondarlo. La difesa più ovvia è il continuo movimento, non dare riferimenti di posizione, copri a pieno lo spazio che hai a disposizione con il tuo potere.
2.2 - difesa o offesa? Le tue difese devono sempre darti la possibilità di un "doppio effetto" non basta che un muro sia ad esempio congelante al tocco, il muro devi (dicendolo) renderlo anche meno difensivo e prenderti il rischio di un danno per poi restituire il tutto con gli interessi.

3- l'attacco del caso. In questo caso non bastava lanciare "di tutto" addosso all'avversario. L'offensiva per quanto semplice andava analizzata attraverso i punti 1 e 2.

Ecco dunque a te la soluzione o per meglio dire una delle soluzioni: l'avversario si muoveva, dovevi limitare i suoi movimenti (ad esempio una bel tappeto di spuntoni ) limitando i suoi movimenti avresti potuto scagliare contro di lui qualcosa di fuoco in modo da limitare l'effetto del suo "rivestimenti ghiacciato" e causare danno.
Ricorda sempre: se si muovono tanto rallentali, se sono fermi accerchiali con qualsiasi cosa, temporeggia e poi metti fine a tutto.

ora aspettiamo il post di gorz.
 
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view post Posted on 14/4/2009, 17:57
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La battaglia infuriava minacciosa e più cruenta che mai. I due cavalieri dagli stessi poteri di sconosciuta e arcana natura si scontravano in una lotta in cui sapere chi avrebbe primeggiato e prevalso sull'avversario era molto difficile da prevedere.
Tuttavia, nonostante Grozoth non avesse una notevole esperienza in scontri di questo genere, si accorse che il cavaliere più giovane dalle argentee vestigia aveva perso un'ottima occasione per porre probabilmente fine al duello. Infatti, in battaglie così alla pari e complicate, trovare una falla, una debolezza, una distrazione nel nemico è di vitale importanza.
Scagliandosi in avanti come un'enorme sfera di ghiaccio dal potere congelante estremamente potente, il vecchio si scagliò ferocemente e probabilmente senza alcun criterio, a parte quello offensivo, verso il giovane controllore del fuoco e del ghiaccio.
Questa era una buona occasione per rivolgere una corretta controffensiva dagli effetti devastanti dati gli enormi e terrificanti poteri di cui disponeva il giovane del Nord; ma probabilmente preso dalla battaglia, dall'importanza che essa rivestiva per lui e dal significato intriseco della situazione egli non riuscì ad elaborare una strategia perfetta per approffittare della situazione.
Lo stesso Odisseo, che era accanto a lui e che osservava lo scontro con particolare attenzione attraverso i suoi occhi capaci di fulminare chiunque, si rivolse verso il giovane combattente chiedendogli con tono deciso, cosa avesse fatto al posto del cavaliere più giovane.


E' naturale notare l'errore del giovane contendente alla vittoria. Dati i suoi poteri elementali contrapposti, non sarebbe stato difficile ridurre il potere del ghiaccio della sfera e attraverso degli spostamenti ad una considerevole velocità, colpirlo da differenti angolazioni con tecniche altamente potenti come quelle che ha mostrato finora. Se sbaglio mi perdoni, o potente Odisseo, ma deve essere a conoscenza che non ho mai assistito ad uno scontro quasi epico come questo, è la prima volta che osservo e ammiro poteri arcani e misteriosi dalla natura complessa come questi.

Il giovane Grozoth si sentiva enormemente a disagio; è vero aveva notato questo errore del giovane combattente, ma con le sue parole non voleva di certo denigrare le abilità combattive del suo probabilmente compagno d'età. Dopotutto non aveva mai assistito a scontri del genere e poteva ben capire come pensare e osservare fosse totalmente differente dal pensare e lottare simultaneamente.
Sperava di diventare come quei due forti guerrieri un giorno, di imparare a lottare per qualcosa di importante, di dare un vero significato alla sua frivola e vacua esistenza, che diversamente non poteva essere descritta fino ad ora.
I dubbi che lo avevano portato ad accellerare il passo per giungere fino alla vetta del Monte Olimpo però, non si erano affatto assopiti, anzi si erano fatti più marcati e profondi soprattutto dopo aver ammirato con i propri occhi quegli straordinari e apparentemente invicibili e incontrastabili poteri.
Voleva porre molte domande alla figura angelica accanto a lui, perciò gli rivolse lo sguardo, uno sguardo decisamente incuriosito, desideroso di conoscere e di risolvere una volta per tutte i suoi dubbi attanaglianti e di non conoscere soltanto se la sua osservazione sullo scontro fosse corretta o meno.
Attese ansioso la risposta, sperando quindi che Odisseo si accorgesse di questa sua sensazione e lo illuminasse su quanto stesse accadendo in quel luogo sacro.

 
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view post Posted on 16/4/2009, 15:51
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Mi voltai assumendo una luce leggermente scura in viso. Ero dinanzi ad un uomo che non conosceva il cosmo ecco perchè le sue domande si limitavano al minimo e quanto mai futile mondo dei sensi. Dovevo fermare lo scontro e insegnare al ragazzo i poteri del cosmo altrimenti tutta la fatica dell'asgardiano sarebbe stata vana e il vecchio avrebbe sprecato le sue poche forze in uno scontro quanto mai scontato.

« Fermi »

Urlai con fare minaccioso e perentorio. Non avrei guardato i due dilettanti ancora per un istante, il vecchio sarebbe dovuto essere carne per i vermi già da un paio di minuti in quanto all'asgardiano avevo molto da lavorare.

« Non intrometterti Angelo! Guhiay!»

Mi urlò il vecchio nervoso e stanco lanciandomi una piccola sfera di ghiaccio dalla mano mentre dopo un istante ripartiva verso il giovane dlamses.
Posai lo sguardo nuovamente sul più debole dei due allievi, quello che ancora non conosceva il cosmo: quell'attacco era un valido metodo educativo sulle questioni del cosmo.

« Ragazzino, guarda questo attacco: è lento, lanciatomi direttamente in petto, privo di scopo reale. Impara, il ghiaccio è un potere particolare: non si disperde nell'aria ma non per questo non vi si espande all'interno. Al contrario esso è fatto per modellarsi nell'aeree. Osserva. »

Mentre parlavo la sfera aveva impattato contro un piccolo scudo cosmico che avevo eretto a due centimetri dalla mano. Il potere della sfera era tale da espandersi nell'aria andando a formare con incredibile velocità una sorta di cupola intorno al mio corpo. Mi voleva avvolgere.

« Oh, mi sbagliavo. Il vecchio sa il fatto suo: la sfera era un diversivo ed un attacco al tempo stesso. La sfera doveva farmi sottovalutare il pericolo, la cupola, poi, imprigionarmi nel ghiaccio. Efficace contro i suoi pari. »

Appena terminai l'orazione, il potere congelante andò lentamente ritraendosi come la marea mattutina dalla spiaggia. Il suo potere andò nuovamente a formare una sfera. Questo era il mio potere: la manipolazione di qualsiasi elemento.

Sfortunatamente, però, nella spiegazione avevo dimenticato di osservare le movenze del vecchio che nel contempoaveva circondato dlamses con una serie di cerchi di ghiaccio che lo stritolavano. Intervenni rilanciado la sfera e colpendolo in viso. Era quasi morto mentre in dlamses il potere celeste andava spegnendosi.

ot/ crepa dlamses, il prossimo post ti piacerà farlo xD.
Gorz in quanto al tuo post poco da dire solo una cosa: occhio ai termini che utilizzi alle volte operi della brutte scelte lessicali che fanno "scadere" il post. Per te questo post è libero, muoviti come preferisci. ot/

 
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†~Dlamses~†
view post Posted on 19/4/2009, 15:23




SPOILER (click to view)
Ok grazie per il consiglio strategico anche se in verità non ci avevo pensato XD, pensavo fosse più fondamentale sviluppare l'aspetto emotivo, ti ringrazio ancora dei consigli Anfa.


Neppure la Fiamma del Cielo era servita per danneggiare il potere dell'antico guerriero.
Vi era qualcosa di antico e potente che lo avvolgeva, oppure era il fatto che era accecato dal desiderio di vivere a rendermi un duellante non al livello che in molte battaglie aveva confermato il suo valore?
Grande amarezza avvolse il suo animo nell'osservare la battaglia sfuggire alle sue mani e divenire un divertente gioco mortale manipolato dal suo nemico.
Stava per ricorrere alla difesa per difendersi dall'attacco del suo nemico quando però fu la voce di Odisseo ad irrompere la battaglia.
Si voltò osservando che l'Angelo era amareggiato e che al suo fianco vi era un giovane dai poteri appena latenti, un giovane aspirate cavaliere. Non ebbe tempo a chiedere qualcosa, infatti si stava dando dello stupido.
Com,e aveva potuto dimenticare ciò che avveniva intorno? Non era compito dei cavalieri quello di combattere il nemico tenendo conto però della natura circostante, dell'andare delle cose. E se il giovane fosse stato colpito da un colpo scagliato durante la battaglia?
No...non era degno di essere cavaliere se era stato cosi stolto a desiderare di lottare ignorando ciò che poteva accadere intorno al campo di battaglia.
Ma poi ecoo delle grida e dal guerriero antico partì una sfera di ghiaccio scagliata verso l'Angelo con lo scopo di ferirlo.
Non poté osservare ciò che sarebbe avvenuto a breve che l'anziano guerriero si era scagliato nuovamente contro di lui. Il cavaliere non sapeva cosa fare. La sua attenzione riguardo la battaglia si era sciolta come il ghiaccio al sole dell'estate, adesso non pensava più a difendersi o ad attaccare, ma bensi solo alla sicurezza del giovane allievo, anche se era certo, l'Angelo avrebbe provveduto alla sua incolumità.
Fu per questo che forse venne ripetutamente colpito dalla palla di ghiaccio che non era altri l'anziano guerrero. Forti dolori avvolsero i suoi muscoli che parvero congelarsi ad ogni impatto mentre l'aria intorno a se prendeva a mutare in qualcosa di gelidamente infernale. Un gelo che mai prima di allora aveva percepito.

Ecco giungere il ghiaccio dell'Inferno che reclama la mia vita.

Pensò Heero inginocchiandosi stanco della lotta e della vita. Cose se qualcosa di terribile fosse avvenuto dentro di lui. La rottura della sua anima e del suo cosmo. La perdita dell'onore, del rispetto per l'andare delle cose e del destino degli uomini.
Infine ecco materializzarsi il gelo che fino ad allora aveva percepito, cerchi di ghiaccio dall'aria sinistra aveva preso ad imprigionarlo al loro interno. Poi i cerchi presero a stringersi fino a intrappolarlo in una morsa sempre più mortale. Non vi era nulla che egli potesse fare, solamente osservare l'opera d'arte di Odisseo che prese a formarsi davanti ai suoi occhi per poi scagliarsi con gran carriera e potenza contro il terribile luogo dove presto l'antico guerriero e lui, l'antico re esiliato, sarebbero morti.
Perchè non vi era più alcun dubbio. La Morte reclamava la vita del guerriero sopravvissuto.
Lentamente i muscoli delle braccia e delle gambe presero a stritolarsi sotto la pressione degli anelli di ghiaccio. Pareva che tali oscuri poteri si stessere sempre di più stringendo come per distruggere le ossa e l'anima del cavaliere. Heero non lanciò grida di supplica, era stato duramente addestrato tantoché non reclamava mai pietà per se, ma solamente per le vittime che potevano essere coivolte nella battaglia. Uno sguardo di valore e regalità apparve nel viso del cavaliere nordico mentre prese ad estendere il suo cosmo ardente fino al limite a lui concesso. Doveva sperare di vivere, di vincere la prova e dimostrare che i cavalieri non si sarebbero mai arresi, anzi avrebbero sempre lottato anche dopo la morte in nome di Odino o della divinità a loro adorata. Ma lentamente il ghiaccio prese a rinforsarsi e le ossa del suo corpo a rompersi mentre gli arti del corpo del giovane asgardiano prendevano a prendere piegature irregolari e deformamente terribili.


E' cosi che muoiono i guardiani della pace, sotto le braccia gelide della Morte, arma favorita degli Déi. Addio monti d'avorio e pianure di cristallo...Addio Asgard...

Queste furono le ultime parole del cavaliere nordico mentre il suo cosmo andò lentamente a consumarsi e il suo spirito lasciava la casa da lui un tempo ospitata nell'arco di quei vent'anni pieni di oscurità, valore, onore e giustizia.
Ben presto del cavaliere di Asgard. Di Heero Ruin, di Dlamses l'Esiliato, dello Slepinir lo Splendente...non rimase altro che l'involucro che il suo spirito e il suo cosmo avevano ospitato per quel breve ciclo di vita a lui concesso.

 
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view post Posted on 20/4/2009, 09:58
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Grozoth era ancora immerso nelle domande e nei pensieri che lo attanagliavano, aspettava di ottenere delle esaurienti risposte in special modo dal celeste e divino Angelo artemidiano, Odisseo. Rimase molto tempo a meditare e pensare, scambiando degli sguardi intensi e quasi minacciosi, sia all'ambiente circostante, sia ad Odisseo. Tutti atteggiamenti che dimostravano disagio, insicurezza e voglia di sapere; egli notò come la domanda sia un fenomeno all'interno dell'etica umana, la quale riesce a destabilizzare anche gli animi più forti e decisi, riesce a insinuarsi nell'uomo con estrema facilità e semplicità, proprio come piccoli e invisibili granelli di sabbia riescono a penetrare in fessure molto strette e inacessibili a pietre o granuli di esse più grandi, minando le fondamenta del suo credo e dei suoi ideali.
Ad un tratto la sua profonda meditazione fu interrotta da uno spettacolo terribile e inaspettato, che mai si era presentato ai suoi occhi: dopo che tonante la voce dell'Angelo risuonò nell'aree per fermare i due lottatori, il vecchio senza alcuna esitazione attaccò con una sfera di ghiaccio Odisseo stesso e nel cotempo, era riuscito ad approffittare di una piccola, ma seppur significativa, incertezza del giovane cavaliere immobilizzandolo con dei cerchi di ghiaccio dalle sfumature argentee e biancastre, le quali stringevano in una stretta mortale il ragazzo. Ma non era solo questo...
Odisseo si prestò a spiegare finalmente a Grozoth un po' della natura di quello strano e misterioso potere. La sfera si avvicinava lenta ma inesorabile verso l'Angelo, il quale rimase sempre impassibile e inespressivo, non mostrava alcun segno di indecisione, di sorpresa, anche se era ben logico che tale frivola sfera, nonostante fosse portatrice e intrisa di quell'arcano potere, non poteva in alcun modo intimorire Odisseo.
Egli alzò innanzi alla mano un piccolo scudo su cui si andò ad impattere veementemente la piccola sfera di ghiaccio, mentre spiegava a Grozoth il potere della natura dell'elemento ghiaccio: esso non si disperdeva nell'aria ma al suo interno.
La cosa non gli era perfettamente chiara, ma la comprensione fu interrotta da una trappola elaborata dal vecchio: essa si trasformò in una prigione atta ad immobilizzare l'Angelo all'interno.
Ancora Odisseo non cambiando espressione e rimanendo sempre impassibile, riuscì a ritrarre in maniera sconosciuta la prigione e a trasformarla nuovamente in una sfera di ghiaccio.


Per tutti gli dei dell'Olimpo...Non posso credere che esista un potere simile, la sua natura non mi è ancora del tutto chiara, ma credo di aver capito il funzionamento e la peculiarità che lo caratterizza. Tuttavia molti sono ancora le domande che attanagliano il mio animo e la mia mente, o divino Odisseo, e special modo vorrei che Lei mi insegnasse ad utilizzare tale potere. Sono venuto qui per grazia di una fanciulla quasi eterea, ma anch'ella di fatezze divine, che mi ha aperto un nuovo sentiero ricco di vita e di significato, se sono qui ad ammirare tali poteri mai visti prima d'ora, probabilmente significa...

Non potè terminare il discorso che Grozoth fu colpito da una visione altrettanto più terribile e raccapricciante. Il giovane ragazzo immobilizzato da quegli strani anelli di ghiaccio, stava agonizzando e pian piano abbandonando la vita. Le forze fisiche come quelle spirituali e il potere arcano di natura divina sembravano essere fuoriuscite dal suo corpo e dal suo spirito, stava per divenire un vuoto corpo, come un fiore in un terreno gelido e nevoso, sembrava stesse aspettando la morte che sarebbe arrivata da un momento all'altro. Cosa avrebbe dovuto fare Grozoth?
Fu alimentato inspiegabilmente da un senso di pietà per il ragazzo, voleva correre in suo aiuto, sottrarlo al gelido soffio della morte prima che colpisse il suo corpo. Ma come e cosa poteva fare? Non era in grado di utilizzare alcun tipo di forza divina, se non l'intelletto e la fede in cui crede, ma era inerme e non poteva far nulla.


Odisseo, perchè sta succedendo tutto questo? Perchè tanta violenza tra due probabili fratelli, se non padre e figlio che utilizzano stessi poteri misteriosi, stesse credenze probabilmente. Io non so chi siano e ora come ora ben poco potrei fare per soccorrerlo, quindi ti prego salva la vita a quel ragazzo. Ciò che mi anima non è solo vacua compassione, ma qualcosa di irrefrenabile e incontrollabile...non so cosa dire....mi perdoni se ho voluto mancare di rispetto alla sua divina volontà.

Con rancore per non poter far nulla e tristezza per la mala sorte in cui quel giovane cavaliere era incorso, nel cuore, abbassò lo sguardo e rimase in silenzio lasciando ad Odisseo l'ardua sentenza, sarebbe toccato agli dei decidere, anche se decidere il destino degli uomini era qualcosa che spettava solo agli uomini stessi e a nessun altro....

 
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view post Posted on 21/4/2009, 17:18
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dlams: in questo post fai nascere il tuo nuovo pg come unione delle due anime degli asgardiani come se "dlamses + il vecchio" dessero origine al tuo nuovo pg.

gorz: il tuo prossimo post deve contenere almeno una descrizione di movimento, impara che nessuno rimane fermo dinanzi ad una emozione...persino odisseo si muove xD.

- Abbiamo perso un cavaliere ed un pazzo, vediamo di unire le due cose in una nuova entità. -

Dissi posando lo sguardo sull'aspirante cavaliere. Percorrendo lo spazio che mi separava dal corpo del vecchio, lo trascinai vicino a quello del giovane accovacciandomi poi e tenendo le mani a pochi centimetri dai loro cuori.

- Grozoth ogni corpo è fatto di carne ed anima, l'anima mantiene in vita il corpo e quando un corpo ne viene privato, come logica conseguenza muore. Oggi assisterai ad uno scambio. -

Le mani si illuminarono e come richiamata da altri universi una luce comparì tutt'attorno alle dita di Odisseo, pareva che gli spiriti dei due asgardiani si stessero riunendo nel corpo del giovane Dlamses passando per la forza del vecchio.

- Un corpo muta, quando un'anima nuova le viene inculcata e nemmeno io sono a conoscenza della mia creazione. Senza dubbio un essere nuovo sta per nascere. -
 
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†~Dlamses~†
view post Posted on 24/4/2009, 18:09




Una strana luce avvolgeva il luogo dove si trovava. Un posto al di fuori del tempo e dello spazio, o cosi pareva per lui. Infatti mentre la sua anima, il suo corpo e la sua memoria venivano rimodellate e riprogrammate. Sulla terra, mani angeliche di divina potenza stavano creando la nuova materia che ben presto avrebbe ospitato le memorie dell'antico guerriero e del giovane santo.
Due spiriti, un unico corpo. Una nuova reincarnazione. Poiché tutto nasce e muove per poi rinascere sottoforma di una nuova e nitida identità. Ma vi era qualcosa di incredibile nella nuova potenza, come se i cosmi che un tempo facevano brillare le due anime si fossero unite in tutt'uno per formare una grande stella di pace e bellezza.
Serenità, dolore, morte, amore, odio, amicizia, rancore. Tutto era stato cancellato. I ricordi del passato si erano fusi con quelli del futuro. Tutto era un vortice pieno di bellezza e luce che lentamente la sagoma prese ad assumere un aspetto. E fu cosi che aprì gli occhi al mondo celeste per la prima ed ultima volta, prima di guardare con lo sguardo degli uomini.
In qualche strano modo poté osservare due figure materiali dinanzi a una grande luce bianca e viola sfumata d'oro. La creazione del suo nuovo corpo che lentamente prese a riflettere l'immagine dello spirito che presto lo avrebbe ospitato. Uno spirito bianco e dorato dall'aria pacifica e colma di pace e speranza.
Infine ecco il corpo prendere lentamente forma dinanzi ai suoi occhi invisibili. Un corpo giovane ed atletico, un corpo di un vero guerriero. Di chi aveva conosciuto il dolore ma anche la pace. Di chi aveva potuto lottare per migliorare le proprie doti ed allo stesso tempo appariva il corpo di un attraente e bel giovane. Appariva un angelico descendente di Mu. I due nei bordeux sulla fronte. I capelli color lilla completamente sciolti al vento erano lisci e lunghi quasi fino alle ginocchia. La carnagione rosea brillava chiara e lucente sotto la luce del cosmo e del sole diurno.
La figura era completamente nuda, eccetto per una tunica che copriva dalla vita fino alle caviglie di un bianco candito chiuso alla vita da una spilla a forma di stella dorata ornata di due piccole ali angeliche d'ametista.

Ecco dunque il corpo a me destinato. Sarò dunque la nuova reincarnazione di un grande guerriero vissuto nelle ere della decadenza. Un eroe che morì valorosamente per salvare la sua Déa dinanzi al Muro del Pianto.

Pensò mentre sentiva una grande attrazione verso tale corpo uscendo cosi dal mondo celestiale per fondersi con la luce angelica emessa dalle mani dell'Angelo Odisseo. Il suo plasmatore, colui che nonostante tutto avrebbe riconosciuto come padre anche dopo aver ricevuto false memorie e perduto ciò che era un tempo.
Un forte luce avvolse il campo ai piedi dell'Olimpo mentre l'angelo finiva la sua opera. Poi dinanzi al suo creatore ed all'allievo apparve la figura di un bel giovane destinato a divenire un guerriero. Un discendente del popolo di Mu risorto a nuova vita, la quale anima e cosmo in realtà non erano altro che plasmasione e fusione di un giovane re e di un antico custode.
La mente ricostruita cosi come il corpo. I ricordi cancellati e sostituiti con una nuova infanzia ed una nuova famiglia. Poi gli occhi si aprirono mostrando due bellissime iridi color smeraldo che brillavano come un universo stellato pieno di pace ed armonia celestiale.
Aprì le labbra scoprendo di poter emettere un suono dolce ma allo stesso tempo deciso e chiaro, le parole presero a scorrere come un fiume di acque profonde e dolci.


Ras Hammel è il mio nome.

Disse semplicemente osservando le due figure sorte dinanzi a lui, non sapeva chi fossero. Anche se nell'angelo riconosceva qualcoa di dannatamente famigliare, quasi come fosse un suo parente o qualcuno che aveva assistito alla sua nascita. Anzi che aveva contribuito alla sua nascita.

Sono lieto di conoscervi e la pace sia con voi.

Continuò a dire per poi alzare lo sguardo dolce verso il cielo osservando oltre le nuvole, come se lo sguardo della sua mente potesse osservare oltre la superficie della terra ed ammirare le stelle.

 
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35 replies since 3/4/2009, 17:29   560 views
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